Il primo settembre 2025 è uscita sul New York Times un’indagine approfondita sulla traformazione di migliaia di campi da tennis statunitensi in campi da pickleball.
Secondo un’analisi basata su circa 100.000 fotografie aeree, dal 2018 sono stati creati più di 26.000 campi da pickleball all’aperto, in gran parte a scapito di quelli da tennis. Oltre 8.000 campi da tennis sono stati trasformati, con un ritmo che nel 2024 ha raggiunto la media di 14 nuovi campi di pickleball al giorno. Nel complesso, negli Stati Uniti si contano circa 270.000 campi da tennis e 68.000 da pickleball.
La ragione del successo è anche pratica: un campo da tennis può contenere fino a quattro campi da pickleball. Questo significa poter moltiplicare lezioni, eventi e programmi, massimizzando spazi e ricavi. È quanto racconta Jon Neeter, proprietario del centro di Santa Monica: dopo la conversione, i ricavi sono aumentati di sette volte rispetto all’epoca in cui gestiva solo tennis.
Molti parchi e strutture pubbliche hanno seguito la stessa strada, registrando un forte aumento di presenze e un indotto positivo per hotel, ristoranti e attività locali. Tuttavia, non sempre si tratta di sostituzioni definitive: in diversi casi i campi diventano “ibridi”, con linee di tennis e pickleball sovrapposte.
La crescita del pickleball non è stata accolta senza resistenze. La United States Tennis Association (USTA) ha più volte espresso la necessità di difendere lo spazio dedicato al tennis, avvertendo che ogni campo concesso al pickleball rappresenta un passo verso la perdita di terreno. Tuttavia, le tensioni sembrano essersi attenuate grazie alla costruzione di campi autonomi di pickleball, spesso in aree libere adiacenti ai complessi sportivi.
Il tema resta anche economico: la riconversione di quattro campi da tennis in dodici da pickleball può costare circa 150.000 dollari, mentre la costruzione ex novo di strutture dedicate arriva a cifre intorno al milione.
Il pickleball si è trasformato da passatempo per pensionati a fenomeno intergenerazionale. A Cincinnati, tra i nuovi praticanti la fascia più in crescita è quella dei 20-35enni. Nei quartieri dove nascono campi da pickleball la popolazione è sempre più giovane, meno suburbana e con redditi medi più bassi rispetto al passato.
Il fascino della disciplina non sta solo nella facilità di apprendimento, ma anche nella dimensione sociale: i campi sono più piccoli, i giocatori più vicini, le partite veloci e informali. “C’è un’addizione a questo sport”, ha commentato Neeter, “perché diventa parte della vita quotidiana e delle reti sociali delle persone”.
Il tennis, però, non è in declino. Negli Stati Uniti la partecipazione è aumentata dal 2020, anche se con numeri meno travolgenti rispetto al pickleball. L’USTA ha avviato programmi di innovazione, come il “red ball tennis”, una versione più rapida e accessibile pensata per principianti e famiglie, con campi ridotti e racchette più corte.
L’equilibrio tra i due sport è ancora in via di definizione. Se da un lato il pickleball guadagna terreno, dall’altro il tennis cerca nuove strade per restare competitivo e attraente. Quel che è certo è che il paesaggio delle strutture sportive americane non sarà più lo stesso.
L’articolo completo e originale del New York Times è qui.
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